La pesca a spinning nei laghi di montagna




Se voi chiedeste ad un bambino di disegnarvi un lago ove pescare le trote, senza dubbio, lui disegnerebbe un lago turchino, circondato da montagne, piene di verdi foreste di pini.
Questo, infatti, è il luogo principe che, nell’immaginario collettivo, viene collegato alla pesca alla trota. Ed è proprio vero, questi laghi sono ideali per la ricerca dei salmonidi ma, nel contempo, rappresentano, a mio avviso, le condizioni ambientali quasi più difficili per praticare questo tipo di pesca. Sovente sono laghi estesi, con sponde che degradano velocemente verso il fondo, profondi e con acque trasparenti e cristalline, con poche zone che siano facilmente “leggibili” dai pescatori e, così, pur nel loro splendore, costituiscono un vero problema. In esse le trote ci sono di certo, a volte di stazza notevole, ma dove sono, dove preferiscono sostare in caccia? In pedalò con la famiglia, ci capita occasionalmente di vederle in ogni luogo del lago, a volte anche nel mezzo mentre si spostano come fossero pesci pelagici di mare. Ma dove vanno? Bene, parlando di questo argomento, non mi reputo in grado di offrirvi alcuna certezza ma solo il frutto di mie esperienze passate. Prima di tutto, quando si affrontano questi laghi, magari per la prima volta, bisogna essere consapevoli che, in essi, la pesca richiede molto impegno e pazienza e, oltre a ciò, è spesso parca di risultati. Non bisogna, perciò, demoralizzarsi subito alle prime uscite infruttuose e rendersi conto che, in questi luoghi, il piacere della pesca (e di una eventuale bella cattura) è tanto maggiore quanto più grandi sono le difficoltà. Ma dove sono le trote? Quando si mettono in caccia? Quali sono i momenti e i posti migliori? Tante domande che cercherò di affrontare con ordine, dividendo l’anno in due, mesi caldi e masi freddi.
Prima di tutto bisogna osservare e analizzare con calma, a canna chiusa, il lago. Spesso ci sono dei piccoli, anche piccolissimi, immissari ed emissari. A volte, certi tratti delle sponde sono popolati da fitte conifere che allungano i rami fin sopra l’acqua originando zone d’ombra. Non sono, poi, rare le cascatelle da disgelo e le frane rocciose sprofondanti in acqua. Spesso ci capita di incontrare dei piccoli, anche piccolissimi, “golfetti”, delle rientranze lungo tratti di sponda relativamente uniformi. In certi laghi, per nostra fortuna, infine, tratti di sponda degradano molto lentamente verso il fondo, originando dei bagnasciuga ghiaiosi. Ecco, cari amici, questi sono già posti potenzialmente buoni.

MESI CALDI
Bisogna considerare che i salmonidi hanno bisogno di due condizioni essenziali per vivere al meglio: acque fresche e ossigenate e cibo quanto basta. D’estate gli strati superficiali dell’acqua sono caldi e, di conseguenza, le trote stazionano, di regola, più sotto, anche vari metri sotto il pelo dell’acqua. Di giorno prediligono sostare nelle zone d’ombra e al riparo presso le eventuali piccole insenature delle sponde. Le ore migliori per pescarle sono quelle del primo mattino, dall’alba sino circa le dieci e, nel pomeriggio, dalle 18 circa al buio pesto. In queste ore il sole è meno forte e l’umidità dell’aria è maggiore. Gli insetti, con le ali appesantite dall’umidità, volano bassi sul pelo dell’acqua e, spesso, vi cadono dentro. Il novellame presente si raggruppa per cibarsene e, sovente, vicino ci sono trote in caccia. Presso gli immissari e ove ci sono emissari l’acqua è più mossa e sono presenti in soluzione sostanze nutrienti derivanti dall’erosione di sponda. Anche in queste zone le trote trovano facilmente del cibo e, inoltre, l’ossigenazione maggiore dell’acqua ne incrementa l’attività. Altro momento buono è durante le piogge moderate e uniformi. L’azione di sbattimento provocata dalla pioggia, e il conseguente rimescolio, ossigenano l’acqua di superficie, la rinfrescano inducendo, così, i salmonidi a salire di livello. Ottime zone sono, inoltre, i ghiaieti degradanti lentamente. D’estate, di sera, sovente il novellame si concentra in questi posti inseguito, sino quasi a riva, da trote in caccia. Ciò detto, come dicevo, resta il fatto che facendo spinning ai salmonidi bisogna avere pazienza e costanza. Bisogna tentare in posti e a profondità diverse poichè, in laghi di questo tipo, solo raramente accade di pescare a vista. In questi posti e nei mesi caldi una-due trote al dì possono essere già un successo.

MESI FREDDI
Nei periodi freddi dell’anno il discorso cambia drasticamente. I salmonidi salgono di livello e si avvicinano alle rive. Tutte le ore del giorno possono essere positive e, inoltre, in questi mesi, le trote tendono a raggrupparsi in branchi di più individui. Le solite zone topiche contano meno, i salmonidi si spostano spesso in ogni zona d’acqua, specialmente dove c’è novellame.

CANNA DA SPINNING
Contrariamente all’usanza di tanti che adoperano canne lunghe cm 210-240, io penso che in questi luoghi, a seconda delle diverse morfologie di sponda, sarebbero utili sia canne lunghe cm 180 sia altre lunghe cm 300. L’ideale, perciò, a mio avviso, è una teleregolabile da 180 a 300 cm. La misura minima consente l’utilizzo nelle zone infrascate mentre quella massima può essere, all’occorrenza, molto utile. In primo luogo, visto il maggiore braccio di leva, consente lanci più lunghi. Permette, inoltre, un corretto recupero dell’artificiale e dell’eventuale preda allamata quando si pesca da zone sopraelevate o in presenza di ostacoli di sponda. Per ultimo ho personalmente trovato utili canne da tre metri volendo utilizzare e lanciare complessi: piombo aggiuntivo-finale di 60-80 cm-artificiale galleggiante. Pescando in questo modo è chiaro che il lancio risulta sovente spurio, con piombo-finale-minnow a roteare in aria, sempre obbligati a stoppare ogni lancio per depositare in acqua il complesso in linea. Io, a volte, utilizzo questa “strana” metodica (di derivazione trainistica) per poter far giungere velocemente il minnow a profondità elevate e per farvelo “lavorare” il più a lungo possibile. Ma perchè usare un minnow galleggiante? Quando il piombo si posa sul fondo, l’artificiale vibra e ondeggia a 50-60 cm dallo stesso, perfettamente visibile da parte degli eventuali predatori in zona. Ciò è utilissimo nei frequenti momenti di sosta nel recupero, con l’esca ferma. Anche in fase di recupero attivo, la presenza del piombo aggiuntivo consente di “tenere il fondo” correndo minori rischi d’incaglio.

MULINELLO
Pescando in questi laghi io uso mulinelli relativamente grossi, del 3000. Vista la stazza media delle prede allamate, questa opzione non è motivata dalla necessità di una maggiore potenza a disposizione. Il fatto è che questi mulinelli hanno bobine coniche di diametro elevato. Quando queste vengono riempite a regola d’arte, sino a 2-3 mm dal bordo, in fase di lancio la bava esce con maggiore facilità e i lanci, di conseguenza, sono più lunghi. Il poter lanciare più lontano è utilissimo quando si vogliono sondare zone distanti dalle rive, specialmente in presenza di mangianze a galla. La frizione deve essere graduale e perfettamente modulabile dal momento che si utilizzano lenze relativamente sottili e che l’incontro con una “signora” lacustre è sempre possibile.

LA LENZA
Vista la trasparenza dell’acqua, a mio avviso, la lenza madre ideale è del 0.25 alla quale, poi, vanno aggiunti 8-10 metri di bava del 0.20-0.22.

ARTIFICIALI
Esche ideali sono i minnow sino a lunghezze di 10-13 cm. , i cucchiaini con misure sino al 4, gli ondulanti affusolati tipo i toby della abu.

Spero, cari amici, che queste mie poche note possano esservi utili. Per molti di voi, più esperti, saranno di certo cose scontate ma bisogna pensare che ci sono anche tanti ragazzi alle prime armi. Ho cercato, di proposito, di usare un linguaggio semplice e chiaro, schematizzando l’argomento quanto più possibile. Non penso, infine, che sia utile un discorso maggiormente tecnico e specialistico. Intanto è bene che i neofiti apprendano le nozioni di base, principalmente quelle relative le condizioni ambientali migliori.
Ciao a tutti.

Francesco Venier