LA PESCA DEL CEFALO




Il cefalo o muggine è, senza tema di smentita, uno dei pesci maggiormente presenti nei sotto costa italiani.
Questo pesce si pesca anche nel dolce dal momento che risale i fiumi, a volte, per km. e km.
Questo mugilide è caratterizzato da un corpo fusiforme, lateralmente compresso e totalmente rivestito di squame argentee. La bocca è piccola e dotata di denti. Gli opercoli sono grandi e privi di squame. Sul dorso, inoltre, sono evidenti due pinne, ben distanziate.
I cefali sono presenti sia negli oceani che nei sotto costa, sia in acque salmastre che nei fiumi e nei laghi.
In mare sopportano meglio di altri pesci, ambienti inquinati come, ad esempio, le acque portuali.
Abitualmente gregari, preferiscono sostare sui fondali cercando il loro cibo più gradito, consistente in prevalenza in tutto ciò di organico che si trova nel fango. Si nutrono anche di alghe e di piccoli invertebrati.
Pur vivendo bene e sviluppandosi di molto in acque dolci, nessuna specie di cefali si riproduce in queste.
La carne di questo pesce è ottima e con le sue uova si prepara la prelibata “bottarga”.
Il muggine è maturo sessualmente a un anno di vita, quando misura 12 cm. circa di lunghezza.
Si riproduce da giugno a novembre.
Il cefalo è un pesce che vale la pena di pescare e di mangiare.
E’ talmente numeroso che, trattenendolo, non si corre il rischio di danneggiare la specie. Pescarlo, però, non è così semplice come può sembrare. Questo pesce, o meglio il suo comportamento alimentare, costituisce ancora per me un vero mistero.
Se e quando si nutre è una sagra, una vera sagra! Ma quando e dove mangia ?!! A distanza di tanti anni di pesca, non sono ancora riuscito a stabilire con certezza dei sicuri parametri operativi.
Se piove e se l’acqua è torbida è, senza dubbio, meglio ma anche questi due fattori non sono assolutamente una garanzia di sicuro successo.
Spesso li vediamo nuotare in acqua, anche in branchi composti da centinaia di esemplari, ma li vediamo e basta ! Ma allora, mi direte, come fare per pescarli ?!
Cominciamo dall’inizio. Io pesco i cefali in vari modi:
1) a fondo, 2) a galleggio, 3) a recupero “misto” (artificiale più esca viva):
Voglio, prima di tutto, svelarvi un metodo comportamentale che giudico veramente giusto.
Se su una banchina portuale ci sono più pescatori, anche molto distanti tra di loro, prima ancora di aprire le mie canne, io mi avvicino, a turno, a tutti i pescatori presenti verificando se, in quel momento, stanno catturando. Tutto ciò, avanti e indietro, sino a che un pescatore non inizia la agognata sagra. In caso positivo, se il pescatore capisce che è meglio, mi sistemo subito quasi a contatto di gomito con lui.
Vuoi rompergli le scatole ?! Mi si dirà. No, non è così!
Quando in un determinato posto del sottoriva, i muggini iniziano a mangiare, più si è e meglio è. Ci deve essere sempre esca in acqua e lo stesso luccichio degli ami nudi aumenta l’eccitazione alimentare del branco. Pasturare con vermi di mare liberi e non fissati sull’amo è possibile ma ha due veri inconvenienti:

  1. I vermi di mare, almeno dalle mie parti (a Venezia), costano un capitale.
  2. Visto dove si pesca, le onde, anche piccole, della risacca rendono quasi impossibile pasturare con precisione.
    Se invece i vermi di mare sono fissati sugli ami di tanti pescatori che pescano vicinissimi, la pasturazione è millimetrica e costante.
    A volte mi è capitato di pescare su un determinato pontile insieme a tanti pescatori da non potersi girare. Pensate che, per mettere il pesce ferrato a terra, ero costretto a farlo letteralmente “volare” dietro la mia schiena e i cefali, ormai in piena frenesia, ad attaccare anche gli ami quasi sprovvisti di esca.

Questo “cogliere l’attimo” è consigliabile a tutti per un motivo comportamentale del nostro pesce.
Il cefalo, durante il giorno non mangia sempre e relativamente a fattori esterni facilmente individuabili Nell’arco di un’intera giornata di pesca, infatti, mi è capitato di catturare soltanto per una oretta e esclusivamente in un posto determinato, sia che fosse in un punto preciso del sotto costa che presso una certa “bricola” del canale. Questo fortunato sperato momento viene quando viene. Può accadere all’inizio della nostra battuata di pesca ma anche in un’ ora imprecisata se non, a sera,quando stiamo per riporre le canne. Ma quando viene, che goduria!!
Io uso in genere canne sui quattro metri, decisamente robuste. Non guadino quasi mai, infatti, i cefali li sollevo di peso.
Se si pensa che catturare cefali da 2 kg. di peso può essere frequente, ciò giustifica la robustezza della canna. Come lenze uso un buon filo delle 0,30, gli ami sono a gambo lungo, sottili e molto luccicanti. La punta deve essere più acuminata che sia possibile e sempre nuova.
Il nostro mulinello dovrà essere robusto e pronto anche a un uso intensivo. Un mulinello perfettamente efficiente, possibilmente a bobina conica onde consentirci, se serve, anche di effettuare dei lanci molto lunghi. Questi lanci servono quando i cefali stazionano a galla, in branchi numerosissimi, a decine di metri dalle rive, come spesso accade nelle zone portuali: Ora analizziamo i tre metodi di pesca sopracitati:

  1. Pesca a fondo : è il sistema più semplice, quello più statico.Ogni canna utilizzata , di solito sui tre metri di lunghezza, va armata di un piombo finale scorrevole, prima del moschettone, sui 30-40 grammi di peso. Un finale và fissato al moschettone e deve stazionare sul fondo.Altri due finali, con bracci corti, vanno sistemati “a bandiera” sulla lenza a 50 cm. di distanza l’uno dall’altro, il più basso dei due a 40 cm sopra il piombo
  2. Pesca a galleggio : Si può adottare seguendo due metodi differenti, a seconda delle necessità: a) un primo sistema consiste nella pesca tradizionale, con penna sui 4-6 grammi, meglio scorrevole. b) un secondo metodo, per me il più divertente, è questo. Quando i cefali sono in branchi, a galla e al largo, si usa un grosso sughero affusolato. Un sughero piombato da 40-50 e anche 60 grammi. A questo si applicano due cortissimi braccetti (10-12 cm.) armati di ami innescati. Il tutto va lanciato nel mezzo del branco e poi recuperato a scatti. Se nello stesso ci sono cefali sui 2-3 kg. di peso, vedrete perché dico che è il metodo più divertente. Recuperare un cefalo pelagico, sui 3 kg., distante decine di metri da noi è una vera impresa. Sono pesci forti, tirano come matti con scarti laterali e improvvisi affondamenti. Provare per credere !
  3. Recupero misto E’ una specie di spinning. Si usa, infatti, un cucchiaino piombato del 2 o del 3 al quale va tolta l’ancoretta. Al posto di questa, sull’asse, va applicato un corto bracciolo (5 cm.) in filo dello 0,30 e, poi, alla fine va annodato un amo singolo lucido da innescare con vermi di mare o altro.Poi tutto è come nello spinning tradizionale: lancio, recupero irregolare, improvvise soste, recuperi veloci, affondamenti, scarti laterali, recuperi e pelo d’acqua e così via.

Cari amici, per ora penso che queste nozioni, possano bastare. Provate a pescare i cefali e poi mi direte.
Ah, ricordatevi ! Ogni stagione è buona, sia estate che inverno, sia primavera che autunno.
Caramente.

Francesco Venier