Raramente, nei molti viaggi che ho fatto, mi è capitato di incontare una località che mi affascinasse e mi coinvolgesse quanto il territorio di Scanno, in Abruzzo. Certamente per questo fatto ve ne ho parlato così tante volte. Sono convinto, peraltro, che l’avervelo già descritto a lungo e il continuare a farlo sia, per voi, utilissimo. Io penso che Scanno e il suo lago siano pregne di potenzialità uniche, capaci di soddisfare chiunque ami la natura, la pesca e l’arte. In queste zone l’uomo si è integrato nel territorio, in modo equilibrato, senza snaturarlo e interagendo con esso in modo talmente positivo da migliorare la qualità della vita di entrambi. Il fatto è che la frenesia in questi luoghi è sconosciuta, sovrana regna una ancestrale saggezza che (conservata e tramandata dagli anziani) pregna La vita di tutti gli abitanti e ne condiziona i comportamenti. Scanno può essere, quindi, la casa ideale di tutti noi, di tutti coloro che riescano a liberarsi delle inutili sovrastrutture mentali e che vogliano tornare a riscoprire le origini di un modo di vivere antico e attuale nel contempo.
Per questo motivo, cari amici, torno a parlarne e questa volta (scusatemi se divago un po’ dalla pesca) voglio descrivervi anche il paese e non solo il lago. Credetemi, se ciò che scrivo vi indurrà ad andarci, mi ringrazierete! Il paese di Scanno ha il nome del luogo dove sorge. Furono i romani a chiamare Scamnum, Scanno, sgabello, lo sperone di roccia ove si trova e sul quale poggiano i primi contrafforti dell’alta valle del Sagittario. Ciò che balza subito all’occhio è la disposizione delle abitazioni del centro storico, arroccate su uno sperone che domina imponente la confluenza delle valli del “Carapace”e del “Tasso”. Le origini di questo paese si perdono fra storia e leggenda e, forse, tutto ha avuto origine da un primo insediamento in questa contrada dominante il lago. Il primo documento storico che parla di Scanno è del 1067 e si trova nella storia di Montecassino. Nei secoli seguenti furono fonte di benessere per queste popolazioni sia la pastorizia che la lavorazione dell’oro e dell’argento. La cultura e le tradizioni locali furono influenzate da usanze provenienti dall’Oriente e, ancora oggi, la cosa è evidente e traspare sia dalle architetture delle case e dei manufatti in genere che dai costumi tradizionali delle donne che, ancora oggi, molte di esse usano indossare comunemente.
Sono abiti stupendi che, uniti alla bellezza delle giovani scannasi, affascinano i visitatori sia per il portamento austero delle donne sia per la complessità mirabile delle esecuzioni. Il copricapo richiama il turbante, la calzatura a pantofola, la gonna con una infinità di strati e il giubboncino hanno scritto la storia nei secoli. La storia di Scanno è fantastica, scritta nella pietra, con architetture di rara armonia. Sotto le suggestive fughe di tetti, case e palazzi con stili dal tardo Rinascimento al Barocco, gli scorci struggenti delle scalette esterne delle case, le viuzze scoscese con archetti di riparo e antri bui. Così è che, in questi posti, il paesaggio, il folklore, l’arte e l’artigianato si fondono in un alone di mistero e di esotismo socio-culturale. Cari amici, per noi la pesca è lo stimolo principale per muoverci ma, a volte, riponete la canna e portate la moglie in paese, vi ringrazierà! Cambiando totalmente discorso, anche quest’anno sono tornato sul lago di Scanno su invito di Giuseppe, il mio caro amico titolare del Park Hotel, direttamente sul lago.
Giuseppe, come sempre, si è dimostrato un amico pieno di attenzioni e capace di far sentire tutti a proprio agio. L’albergo è sempre bello e curato, con stanze soleggiate a vista lago e una ottima cucina di impronta tipica familiare, ispiratesi ai prodotti locali scelti tra i migliori e utilizzati senza risparmio. Per questi motivi penso che il Park Hotel offra un rapporto qualità-prezzo fra i migliori che ho incontrato e, senza dubbio, fra i migliori della zona. Come ormai accade da anni, ero partito in treno dalla stazione di Mestre in direzione Bari alle 7.30. Giunto a Pescara alle 13.30 ho trovato il caro Vittorio che era venuto a prendermi per portarmi, in un’ora di auto, a Scanno e, poi, per farmi da guida e da compagno di pesca per tutta la mia permanenza. Mi ero portato appresso un trolley medio con il vestiario, una tracolla con artificiali, macchine fotografiche e attrezzi vari e, infine, la mia “custodia da violino” contenente quattro delle mie telescopiche da spinning. A Scanno, infatti, non serve di più, non occorre portarsi dietro mezza casa, non servono canne adatte a varie condizioni ambientali.
Il lago è così comodo e facile da pescare che due canne da spinning (una 2.70 e una 2.10) sono più che sufficienti allo scopo. L’unica accortezza che bisogna osservare è quella di non eccedere nei diametri delle lenze, poiché lì le acque sono trasparenti e limpide. Passeggiando lungo tutto il perimetro del lago le postazioni si sprecano e l’acqua è quasi sempre a portata di mano. Se, poi, si noleggia un pedalò o una delle barchette a disposizione, tutto è ancora più semplice. Scanno, quindi, è uno di quei rari laghi che non creano problemi logistici e tecnici a noi pescatori.
Anche le zone di concentrazione dei pesci, poi, e la morfologia dei fondali gioca a nostro favore. Tutte le sponde presentano vegetazione acquatica (canne e alghe) e sprofondano quasi subito verso i fondali. Questo fatto incide sulle zone ricche di pinnuti che sono presso o a poca distanza dalle rive e a portata di lanci, anche senza alcuna necessità di forzarli. Nell’autunno passato il caro Enzo Gentile, il barbuto “tutore” del lago (ormai noto a quasi tutti i pescatori italiani) aveva provveduto a far immettere, anche su mio suggerimento, decine e decine di lucci adulti per bilanciare ulteriormente il numero dei tantissimi ciprinidi presenti.
Oltre a ciò Enzo, che è anche un esperto di coregoni e ne cura l’allevamento e la fecondazione in cattività, aveva effettuato nuove immissioni di avannotti formati e autosufficienti. Questi fattori, pertanto, uniti alla consolidata presenza di bass, persici reali, coregoni, salmonidi, tinche, carpe e cavedani erano, per me, certezza di catture e di divertimento. E così è stato! Nel periodo che ho trascorso a pesca sul lago ho avuto modo di osservare la presenza di molto pesce, sia a vista lungo le sponde sia nei fondali usando gli ecoscandagli. Spesso, infatti, il divertimento di Vittorio e il mio consisteva più nell’osservare il pesce agire indisturbato che nel pescarlo (anche se poi veniva subito rilasciato). Ho trovato un lago in ottima salute, molto pulito (assente del tutto l’inquinamento di superficie) e con acque pure anche per merito dei depuratori che funzionano a pieno ritmo e che, sia Enzo Gentile che Vittorio Fusco provvedono a controllare periodicamente con scrupolo, quasi il lago fosse proprio una loro proprietà. Nel lago le popolazioni di reali, pur difficili a volte da trovare, sono in costante aumento. I tanti cavedani, poi, garantiscono da soli soddisfazioni a chi fa spinning.
Questi, nelle ore serali, salgono di livello e bollano in branchi numerosi a mangiare gli insetti che, a causa della umidità, si appoggiano sull’acqua. In certe zone del lago la loro presenza è evidentissima dal momento che, in queste occasioni, pare che l’acqua ribollisca. Sia chi ama lo spinning che chi pesca a mosca si trova nelle condizioni ideali per effettuare catture a ripetizione. Da parte mia ho avuto l’occasione di osservare da riva ottimi moschisti in barca effettuare anche una ferrata ogni 2-3 minuti. Figuratevi le catture che si fanno in due ore di pesca! I lucci hanno preso piede e si sono acclimatati benissimo. Crescono sani, forti e con colorazioni accese vista la tanta vegetazione acquatica. Sostano in prevalenza nei sottosponda, appena fuori dalla vegetazione, e attaccano le esche con irruenza. A Scanno lo spinning a questi esocidi non richiede l’uso di eccessivi accorgimenti tecnici. I lucci, infatti, vivono in un ambiente indisturbato per la maggior parte dell’anno e non sono soggetti a una pressione pescatoria tale da insospettirli troppo. Pur essendo un lago naturale abbastanza esteso, infatti, io non ho mai notato più di 5-6 pescatori contemporaneamente in azione.
Quando poi succede bisogna tener presente che almeno la metà di loro pescano a galleggio tinche e reali. Andando a spinning in barca, pertanto, l’impressione è quella di essere soli, in un ambiente vergine. Specialmente quando albeggia o a tramonto avanzato il lago prende vita con una presenza così fitta di pesci a galla da indurre ad abbandonare il letto o la tavola per tornarvi. Nel periodo in cui io frequento il lago di Scanno, fine giugno-primi di luglio, i salmonidi sono sotto a causa dell’aumento della temperatura dell’acqua di superficie. Sapendoci fare la cosa non inibisce troppo le catture specialmente se si abbandonano un po’ i minnow tornando ad usare ondulanti e cucchiaini. E’ vero, io ne ho catturate con minnow galleggianti, non a spinning però, ma pescando a traina e usando piombi aggiuntivi capaci di portare la lenza a 20-30 metri di profondità. Enzo mi dice, peraltro, che a fine inverno e in tardo autunno la presenza delle trote si fa rilevante. Queste salgono di livello e si avvicinano alle rive rendendo, così, quasi inutile l’uso di una barca. Specialmente il comodo golfetto del lago, vicino alla chiesetta e agli ormeggi dei pedalò, diviene una zona molto proficua ove è possibile effettuare belle catture.
Parlando di coregoni, la popolazione di questi pesci è in costante aumento pur richiedendo ancora accorgimenti idonei a non turbare l’equilibrio della specie. Chi dovesse mettersi a pescarli, in caso di individuazione del branco, noterà subito che è composto, in prevalenza, da individui di mole notevole, sui 2 kg. di peso. Ogni pescatore, degno di questo nome, dovrebbe quindi limitarsi a trattenere al massimo due esemplari cosa che, del resto, visto il peso degli stessi, garantisce ugualmente un’ottima cena a più persone.
Già altre volte vi ho informato sulla notevole presenza di tinche e carpe in questo lago. Mentre la pesca delle prime, però, non è molto difficile a parte di saperne sfruttare le abitudini, la pesca delle carpe è un’altra cosa. E’, infatti, una vera sfida da esperti ! Le carpe ci sono, in prevalenza regine, con una livrea splendida e una forza fuori dal comune, ma pescarle è difficile. Vista la morfologia dei fondali che sprofondano subito, esse stazionano di preferenza fra o appena fuori i canneti. Fare un carp-fishing tradizionale, quindi, non è sempre possibile poiché è difficile pasturare bene e indurre lo spostamento di questi ciprinidi sui territori voluti. A Scanno, agendo contro corrente, le carpe vanno cercate e pescate con attrezzature robuste e moderne ma con tecniche antiche.
Come facevano i nostri nonni, servono canne lunghe e forti che consentano di calare l’esca in verticale negli spazi liberi fra le canne e sui margini esterni delle stesse. Nel far ciò è bene non causare vibrazioni sul suolo delle sponde e bisogna starsene nascosti nel verde. Del mais o dei bocconi di pane compresso sono più che sufficienti allo scopo e la buona riuscita di una battuta di pesca e condizionata anche dalle ore scelte. Quelle dell’alba, infatti, e quelle del tramonto, quando il vento è assente e le rive deserte, sono le migliori. Questo è Scanno. Il lago che ho imparato a conoscere bene e che mi è entrato nel cuore. Un lago che dovete visitare e dove dovete andare a pescare. Per farlo non servono tanti soldi, anche un ragazzo con poche disponibilità può farlo. C’è, infatti, un bel campeggio ove piantare una piccola canadese e, inoltre, anche Giuseppe del Park Hotel ha prezzi ottimi (fuori stagione) mirati ai pescatori. Sapendoci fare, quindi, anche con due-tre cento Euro ci si può passare un discreto periodo di alcuni giorni. Il fatto è che bisogna saper scegliere se, ad esempio, comprarsi un nuovo paio di scarpe da ginnastica firmate o decidere di andare a “vivere un sogno”. Fate voi !!
Francesco Venier
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